Studio a Rischio in Caso di Illecito

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Cosa succede se il dominus di uno studio professionale, amministratore della società che detiene l’immobile, è indagato?

La risposta arriva da una recente sentenza della Corte di Cassazione che si è trovata investita della vicenda.

Secondo la sentenza n. 9435 del 12 marzo 2012 della Corte di Cassazione lo studio professionale di proprietà della società il cui dominus dello studio è l’amministratore, può essere sottoposto a sequestro.

Nel caso in esame, il dominus dello studio professionale è accusato e indagato di presunti affari illeciti.

Analizziamo brevemente i fatti.

In seguito ad una ispezione della Guardia di Finanza, uno studio professionale veniva sottoposto a sequestro per equivalenza.

L’immobile era di proprietà della società amministrata dal titolare dello studio e le autorità avevano confermato la misura in seguito ad accuse di presunti affari illeciti. Il Tribunale della libertà nel mese di luglio del  2011 confermava la misura, subito impugnata dal diretto interessato che basava la sua difesa su un vizio di motivazione sulla sussistenza di presupposti del sequestro preventivo ordinario, sul nesso pertinenziale tra i beni e le ipotesi di delitto.

Investiti dell’esame della vicenda, i giudici del Supremo Collegio confermano le statuizione del tribunale osservando che  “l’ordinanza si riferisce all’immobile intestato alla srl, e il tribunale ha correttamente richiamato gli accertamenti della Guardia di Finanza del maggio 2011, secondo cui la persona giuridica intestataria del bene è nell’immediato controllo dell’istante, suo amministratore e legale rappresentante“.

L’immobile è comunque nella diretta disponibilità dell’indagato, costituendo, da decenni, la sede storica dello studio professionale, che era la base operativa della fitta rete di reati, sottoposta alle indagini in corso.

In base a ciò, non si può non far ritenere che la disponibilità dell’immobile possa consentire la reiterazione dei reati, o protrarre o aggravare le conseguenze del reato associativo.

In conclusione, la Corte rigetta il ricorso, con condanna dell’indagato al pagamento delle spese del giudizio di legittimità.

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