Il Teorema di Thomas ed i Clienti che non Pagano

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“Se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze“. Questo dice più o meno il teorema di Thomas.

Il teorema di Thomas deve il suo nome a William Thomas, un sociologo americano che nel 1928 coniò questo teorema. In realtà, il teorema di Thomas non è un vero e proprio teorema, nel senso che nonostante il nome, il teorema di Thomas è un semplice principio.

La spiegazione di questo è molto semplice. Il teorema non è dimostrabile tramite una sequenza di passaggi logici tipici dei teoremi e delle asserzioni logico-matematiche.

Cosa vuole dire il teorema di Thomas? Per cercare di spiegarlo in maniera chiara e comprensibile a tutti, il teorema di Thomas afferma (più o meno) che una bugia ripetuta più volte, diventa col tempo una mezza verità.

Diamo voce alla scienza adesso: il teorema di Thomas in definitiva dice che se gli attori sociali definiscono collettivamente la situazione in cui si trovano in modo non concordante con i dati oggettivi, questa definizione, per quanto sia falsa nelle sue premesse, diventerà però vera nelle conseguenze della loro azione, perchè gli attori la ritengono vera ed agiscono di conseguenza.

Partendo così dal teorema di Thomas, viene introdotto il concetto di profezia autoavverante. Con questo termine si intendono quelle previsioni che si realizzano per il fatto stesso di venire enunciate.

In buona sostanza, la prima parte del teorema di Thomas ci ricorda che gli uomini non rispondono soltanto degli elementi obiettivi di una situazione, ma anche al significato che questa situazione riveste per loro. In base al significato attribuito alla situazione, il loro comportamento conseguente è determinato dal significato attribuito.

Forse un esempio concreto aiuterà a capire le cose. Si tratta di un esempio che è capitato proprio di recente ad alcuni professionisti che seguo e penso che capiti un pò a tutti, visti i tempi difficili.

Se si diffonde che un’azienda è in crisi, anche se ciò non è vero (perchè il fatturato dice il contrario), la cosa si verifica ugualmente perché creduta vera. Le conseguenze e gli effetti di ciò sono facilmente immaginabili: se sei un professionista e “lavori” con quell’azienda, scordati di veder onorate le tue parcelle, almeno nel breve periodo (sono buono oggi).

Forse, arrivati a questo punto, ti starai chiedendo perchè oggi ti ho parlato del teorema di Thomas. Io non sono né un economista né un sociologo, la mia è solo una riflessione, ma la prima risposta che mi viene in mente è un altra domanda: forse il teorema di Thomas può essere una probabile spiegazione (o motivazione) per cui i clienti, di questi tempi, non onorano le parcelle dei professionisti?

  1. Alessandro 27 Mar 2012 | reply

    Concordo pienamente, molti miei clienti hanno iniziato a lamentarsi pur avendo performance migliori dell’anno passato, solo per non sentirsi esclusi ( e quindi pagare le parcelle) dal circolo di chi ha scelto come sport nazionale dopo il calcio il pianto. Quelli che la crisi la stanno vivendo veramente, “poco” , ma stanno pagando perchè capiscono cosa sia la crisi anche per gli altri

  2. oriana 28 Mar 2012 | reply

    Condivido, succede così anche in altri campi della vita, è come quando cerchi parcheggio dicendoti che è impossibile trovarlo e naturalmente non lo trovi, provare a mettersi in un’attitudine diversa si hanno altri risultati.
    buon lavoro

  3. Giuseppe 28 Mar 2012 | reply

    il teorema di Thomas è una spiegazione ironica , ma con un fondo di verità. Il fatto che i clienti non paghino adducendo ragioni di difficoltà anche se non vi sono, è un virus che sta contagiando tanti . Secondo me,la sindrome del braccino corto al momento di pagare le prestazioni professionali, è lo sfogo ad una inconscia repulsione ha spendere soldi per prestazioni e servizi (anche se necessari perchè fanno risparmiare al cliente grane e tanti danari), che vedono come imposizione dallo Stato.

  4. Lele 28 Mar 2012 | reply

    Purtroppo lamentarsi è vizio!
    Molti clienti che incassano quotidianamente contanti, quando arriva la parcella dello Studio lamentano di non avere soldi… ma come? Se sai che arriva la fattura, che ha sempre più o meno lo stesso importo, come puoi non organizzarti? C’è crisi? Ma dove se continua ad aumentare il fatturato/incassi? Questi sono quelli peggiori…

  5. Paolino 28 Mar 2012 | reply

    Guarda,io pensavo che fosse solo una situazione anomala che si verifica al sud, ed invece e’ globalizzata.
    A casa mia c’e un detto che in dialetto dice questo:
    ” u lagn e’ mizz guadagn’ ”
    In pratica se vuoi pagare meno il tuo professionista devi lamentarti

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  7. Marcello 29 Mar 2012 | reply

    Purtroppo per me, devo dire che il fatto si è verificato ed io per un buon annetto ho pensato in positivo..
    Da circa due anni ho iniziato la libera professione ed ora a causa di clienti che non pagano mi vedo costretto a chiudere ed ad affrettarmi nel cercare un posto di lavoro… :-( (qualsiasi posto di lavoro).
    Mi trovo in questa situazione ed il rammarico è quello di essere stato troppo “positivo” nel pensare che prima o poi i pagamenti verranno saldati…
    Aggiungo che non sono uno che si lagna sempre anzi….forse son stato troppo ingenuo nel credere e nell’avere fiducia nei clienti.
    Scusate lo sfogo ma son periodi di depressione…senza lavoro e con pagamenti insoluti è proprio vero che ci si sente inutili.

  8. Vincenzo 29 Mar 2012 | reply

    condivido pienamente e suggerisco anche di andare a vedere la commedia di E. De Filippo “Le bugie hanno le gambe lunghe” per avere la prova teatrale di quanto asserito da mister Thomas

  9. monica 29 Mar 2012 | reply

    E’ proprio vero, per la prima volta in 26 anni ci siamo rivolti ad uno studio legale per l’incasso di parcelle.
    Alla fine quelli che pagano sono sempre gli stessi.

  10. michela 31 Mar 2012 | reply

    Collega, se vuoi sapere come la penso ti dico in tutta franchezza che nella mia città sono puù di quattro anni che si parla di “crisi”. A mio dire questa è riferita solo a noi professionisti, perchè i soldi non ci sono per pagare noi, e non per i loro capricci, perchè la realtà è tutta diversa: macchinoni, vestiti firmati, cellulari ultimo modello e quant’altro.
    Questo è il motivo a cui io ancora oggi non credo alla vera crisi. Parola giusitficabili a determinati e soggetti e non ad altri.

  11. Alina 8 Mag 2012 | reply

    Forza Marcello c’è anche di peggio,credimi..Mi auguro che hai trovato qualche soluzione.In bocca al lupo.
    Alina

  12. fausto z 25 Mag 2012 | reply

    condivido quanto scritto da Michela. Io ho sei dipendenti in studio e mai mi sono trovato in queste condizioni, non ho ancora pagato stipendi di marzo e abbiamo crediti per quasi 100.000 euro e non c’è verso di incassare, banche al limite dei fidi, poi ci scrivono i fax di preavviso sospensione linee telefoniche… i clienti spesso sono ipocriti, dicono che non hanno soldi e intanto ti lasciano giù gli estratti conto bancari in contabilità con i saldi attivi e i fidi non utilizzati… sapete qual è la verità? che la crisi c’è ed ha ridotto le possibilità, ma il problema è che noi abbiamo perso il rispetto dei clienti, ci trattano come dei pezzenti e ci lasciano per ultimi salvo venire a piangere appena hanno un problema… la mia banca dice che i commercialisti sono diventati una classe a rischio! se non ce ne fossero troppe, molelrei tutto e aprirei una pizzeria da asporto! ….

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